Credere negli ideali, farlo con convinzione e passione, condividerlo con chi ti sta accanto, tanto che, in tempi in cui non era permesso, riuscì, abbigliata come un maschio, a farsi arruolare e a partecipare alla liberazione della Sicilia e del Meridione dai Borboni, insieme a tutti quelli che seguivano Garibaldi. Lei si chiamava Antonia Masanello, nata a Montemerlo di Cervarese Santa Croce, paese padovano ai piedi dei Colli Euganei, e s'imbarco in quell'avventura, insieme al marito, per cambiare un destino di povertà e difficoltà che nelle campagne padovane da cui proveniva sembrava già scritto. Una storia singolare la sua, divenuta mito tramite il filo, narrata con il passaparola; una storia insieme piccola ed emblematica di un particolare periodo storico. A meta dell'Ottocento moltissimi giovani uomini e, grande novità, giovani donne si fecero avvolgere dall'idea di patria; non ci furono solo gli eroi famosi del Risorgimento. Una di questi fu Antonia detta Masenella, conosciuta anche con il nome di Tonina Marinello, dal cognome del marito Bortolo. La vicenda umana e sociale della donna è stata raccontata in maniera molto particolareggiata, grazie a ricerche certosine negli archivi di Stato, nelle parrocchie e in giro per l'Italia, da uno studioso e storico, Alberto Aspen, nel volume Da Montemerlo al Volturno. Storia di Antonia Masanello,la ''guerriera'' di Garibaldi. Una lapide a ricordo delle sue gesta è stata posta nel suo comune di nascita per i 150 anni dall'unita del Paese. Dalla Sicilia al Volturno, la "Donna animata da ideali risorgimentali, che si unì alla spedizione dei Mille' questa l'incisione che appare sulla casa natale della giovane. La sua vita fu incentrata sulla passione politica e sulla storia d'amore per il suo Bortolo, conosciuto a diciotto anni al suo paese. Lei contadina, lui giovane pastore e poi fornaio. Si sposarono desiderando per la loro terra un progresso civile e politico che sembrava a portata di mano grazie all'idea che stava nascendo di un'Italia libera e indipendente. A guidarli le parole di un condottiero che era stato in grado di accendere molti animi: l'eroe dei due mondi. Giuseppe Cesare Abba, il pili illustre fra i memorialisti garibaldini, scrisse in proposito: «Quando giunse il generale, fu proprio un delirio... non si vedevano che braccia alzate e armi brandite; chi giurava, chi s'inginocchiava, chi benediceva... II popolo vede lui e piglia fuoco; magia dell'aspetto o del nome, non si conosce che lui». Le gesta della garibaldina padovana, fra Ottocento e Novecento, che tenevano banco nei file della campagna di Cervarese Santa Cr'oce, alimentandone il mito, sono al centro anche dei versi gergali delle rime in lingua veneta composte da Giovanni Perin, esponente di uno dei casati del territorio cervaresano, non che poeta per piacere e padre del famoso scultore autore di una terracotta con l'effigie di Antonia (lo scultore Perin la ritrasse con una fluente capigliatura riccioluta che un copricapo cerca di trattenere a stento e un orecchino a forma d'anello, in dialetto sciona): Fra i tanti eroi della nostra storia A una settimana dalla festa patronale del Redentore che a Montemerlo come in tutto il dogado veneto si festeggiava per ricordare la fine della pestilenza del maggio del 1577, di domenica, era nata Antonia, il 28 luglio 1833, terza figlia di due che i coniugi avevano battezzato con lo stesso nome e che erano morti precocemente. A lei fu con ogni probabilità impartita la stessa educazione di tutte Ie altre fanciulle di origine contadina, ossia che la preparazione intellettuale non fosse poi necessaria per diventare una brava donna di famiglia, una massaia e una madre. Certo e che quegli ideali che aleggiavano fra Ie file dei contadini, degli operai, Ie trafissero invece il cuore tanto da condurla, insieme al marito, dopo la firma del primo armistizio, a emigrare e ad attraversare un fiume per superare il confine del Lombardo-Veneto tracciato dal Po. Forse sorvegliata dagli austriaci, iscritta nei registri dell'esercito meridionale di Garibaldi per unirsi ai Mille, trovo,
insieme a Bortolo, prima rifugio nel comitato di Ferrara, che era centro di accoglienza per gli emigrati e di smistamento per chi voleva arruolarsi. Lo storico Gloria cosi descriveva, nel marzo del 1860, la situazione: «Padova, Venezia sono in uno squallore indescrivibile. Arenato il commercio, i lavoranti senza pane, Ie imposte gravosissime, Ie persecuzioni di Polizia, i continui arresti, l'avvilimento e il crepacuore di tutti!!! Quei tanti che si spingevano nel basso Po verso Adria, con il rischio di essere scoperti dalla vigilanza austriaca, per prendere barche e burchielli e pagare copiosamente i navicellai e raggiungere, seguendo il fiume, terra italica. Antonia e Bortolo lo fecero nella tarda primavera del 1860 sull'onda delle'notizie che giungevano dello sbarco a Marsala. Partirono con Ie figlie, anche se una mori - pare - nel tragitto verso Modena, e l'altra venne da loro affidata, poiché s'imbarcarono successivamente verso Genova. Finirono nella "quarta spedizione': guidata da Gaetano Sacci, sbarcarono a Palermo e si aggregarono alle camicie rosse a Messina, a luglio, all'indomani della battaglia di Milazzo. Una battaglia sanguinosa e vittoriosa per i garibaldini. Per farlo Antonia indosso i pantaloni, nascose in un primo momento i capelli lunghi sotto il cappello per poi tagliarli e finse di essere un giovane volontario, Antonio Marinello. Inquadrata nel terzo reggimento della brigata Sacchi nella campagna di liberazione contro l'esercito delle Due Sicilie, Tonina non si tiro indietro davanti a nessuna delle azioni che doveva compiere come soldato. Una donna che ruppe gli schemi, Antoriia, insieme a molte altre che costellano epoche e culture diverse. Si travesti come fecero alcuni personaggi femminili: Porzia del Mercante di Venezia di Shakespeare, Bradamante nell'Orlando Furioso, Clorinda nella Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, la stessa Giovanna d'Arco nelle molteplici trasposizioni cinematografiche, e un mito nel mondo del fumetto dei manga anni Ottanta come Lady Oscar. Donne che indossando i pantaloni assunsero ruoli diversi da quelli canonici. E quanta si ritrova a fare Tonina per seguire i suoi ideali. Solo un paio di ufficiali erano a conoscenza della sua reale identità oltre a Garibaldi. Se si pensa che Ie donne sono potute entrare a far parte delle forze armate italiane volontariamente solo con una legge del 1999, sempre pili audace appare l'impresa della padovana Masanella, che dalla Sicilia risali la penisola, passo lo stretto, attraverso l'entroterra calabro, la catena degli Appennini, e si diresse verso il mar Tirreno, per spingersi sulle rive del Volturno. Nell'articolo su «Lo Zenzero», foglio informativo patriottico fiorentino, si precisa come Tonina montasse le guardie facesse ore di sentinella e tutto quanta Ie venisse ordinato, per poi concludere la sua avventura garibaldina ed essere congedata con onore e con il grado di caporale (anche se sul punto vi sono fonti discordanti). L'armata garibaldina fu sciolta I'll novembre 1860, e Antonia e Bortolo raggiunsero dapprima Modena, dove Tonina si accorse di essere incinta e partorì una bambina il30 marzo 1861, che chiamarono Vittoria, e morì dopo soli diciassette giorni. I due, sicuri di non rientrare in Veneto, ancora asburgico, si diressero a Firenze, dove sbarcarono il lunario, con la piccola Teresa, recuperata dall'affidamento, grazie a quanta riusciva a rimediare Bortolo con il suo vecchio mestiere di panettiere. Un anno dopo Antonia si ammalo di tisi e mori il 20 maggio 1862. Bortolo porto un fiore sulla sua tomba, e il letterato Dall'Ongaro Ie dedico un epitaffio, impresso sulla lapide del cimitero di San Miniato al Monte: L'abbiam deposta la garibaldina Versi che, musicati da Carlo Castoldi, divennero uno stornello molto popolare. La popolarità di Antonia travalico i confini nazionali giungendo sulle rive del Mississippi, e un quotidiano di New Orleans, «The Daily True Delta», il 10 agosto 1862 racconterà la vicenda di an Italian heroin. Bortolomeo Marinello mori due anni dopo. Erano partiti, lui e Antonia, dalla campagna dove i proprietari terrieri erano mossi dall'unica preoccupazione di guadagnare, atteggiamento che esaspero il ceto contadino. La comparsa delle popolazioni rurali nelle insurrezioni urbane fu,. nel 1848, un fatto del tutto nuovo di cui si sottovaluto la portata storica. Le aspirazioni dei contadini insorti non furono prese realmente in considerazione, quando invece l'apporto popolare e studentesco fu decisivo. Senza Ie masse Venezia non sarebbe insorta vittoriosamente, senza il patto fra studenti e popolani a Padova non ci sarebbe state un clima di resistenza agli austriaci, senza la sollevazione contadina Ie Cinque giornate di Milano non sarebbero state memorabili. Lincapacita di cogliere la novita del farsi "massa" del movimento da parte delle figure illuminate del tempo, di Mazzini, fu un grosso limite del Risorgimento. Lo comprese o meglio fu in grado di mobilitarlo invece Giuseppe Garibaldi. I volontari furono per la maggior parte artigiani e operai, anche se dal Lombardo-Veneto giungevano anche studenti e commercianti. A questo movimento parteciparono anche Antonia Masanello e Bartolomeo Marinello insieme a tanti altri coetanei, figure dimenticate per molto tempo dalla storiografia che a1cuni studiosi hanno riportato alIa memoria collettiva, ricordandone il sacrificio e il contributo all'epopea garibaldina.
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